Gli "atti persecutori",indicati gergalmente con la parola anglosassone stalking (letteralmente significa "fare la posta"), in termini psicologici sono un complesso fenomeno relazionale, indicato anche come "sindrome del molestatore assillante" e, seppur articolato in una moltitudine di dettagli, è tuttavia possibile descriverne i contorni generali.

I protagonisti principali sono:

  • il persecutore o molestatore assillante (l'attore),
  • la vittima
  • la relazione "forzata" e controllante che si stabilisce tra i due e finisce per condizionare il normale svolgimento della vita quotidiana della seconda, provocando un continuo stato di ansia e paura. La paura e la preoccupazione risultano, quindi, elementi fondanti e imprescindibili della "sindrome del molestatore assillante" per configurarla concretamente e darne la connotazione soggettiva che gli è propria.

I comportamenti persecutori sono definiti come "un insieme di condotte vessatorie, sotto forma di minaccia, molestia, atti lesivi continuati che inducono nella persona che le subisce un disagio psichico e fisico e un ragionevole senso di timore".

Le singole condotte sono considerate persecutorie in quanto controllanti e limitanti la libertà personale della vittima che teme per la propria incolumità e per quella dei propri cari; tale modalità ripetuta nel tempo, contro la volontà della vittima,  riassume in sé il principale significato delle condotte persecutorie.

Lo stalking può presentare una durata variabile, da un paio di mesi fino a coprire un periodo lungo anche anni.