La "sindrome del molestatore assillante" rimanda ad una patologia della comunicazione e della relazione che pone al centro del quadro sintomatico
la relazione molestatore-vittima.
Alla fine di una relazione, è normale sentirsi particolarmente depressi e turbati, e si cerca in ogni modo di recuperare il rapporto affettivo. Però, dopo alcuni vani tentativi di
riavvicinamento, ed in un tempo relativamente breve, di solito si riesce ad accettare che la storia è finita e che l'altro non è più interessato. Comportamenti insistenti alla
ricerca dell'altro, nonostante i rifiuti manifesti, possono configurare comportamenti molesti e persecutori.
Se lo stalker è un ex partner può aver manifestato, anche durante il rapporto affettivo, le stesse dinamiche, (che diventano più opprimenti dopo la
separazione), di controllo, gelosia e ricerca eccessiva di attenzioni. Chi viene lasciato non sempre accetta l'idea che la relazione sia definitivamente conclusa e che l'ex
partner possa stabilire un altro rapporto affettivo. Il messaggio che emerge tra le righe suona più o meno così: "O con me o con nessun'altro".
Alcuni studi hanno stabilito che lo stalking si manifesta essenzialmente attraverso due categorie di comportamenti:
1. le comunicazioni intrusive che includono tutti i tentativi di comunicazione attraverso telefonate, lettere, sms, e-mail o perfino graffiti
o murales;
2. i contatti, che si concretizzano sia tramite comportamenti di controllo diretto, come ad esempio pedinare o sorvegliare, sia mediante condotte
di confronto diretto come visite sotto casa o sul posto di lavoro, minacce o aggressioni.
Altre ricerche hanno specificato che la molestia si traduce in stalking, vero e proprio, solo in presenza dei seguenti elementi
distintivi:
1. chi mette in atto la molestia agisce nei confronti di una persona su cui proietta un investimento ideo-affettivo, basato su una relazione reale oppure parzialmente o totalmente
immaginata (in base alle caratteristiche di personalità e alla capacità di esame della realtà);
2. lo stalking si manifesta attraverso una serie di comportamenti che si sostanziano nella ricerca di comunicazione e/o di contatto, che in ogni caso risultano
connotati da ripetizione, insistenza e intrusività;
3. la pressione psicologica legata alla "coazione" comportamentale e al terrorismo psicologico dello stalker, pongono la persona individuata dal molestatore
(stalking victim) in uno stato di allerta e di stress psicologico dovuti sia alla percezione dei comportamenti persecutori come sgraditi, intrusivi e fastidiosi, sia alla
preoccupazione e all'angoscia per la propria incolumità;
4. progressività del comportamento persecutorio testimoniata dal passaggio dalle minacce agli atti di violenza contro cose (per es. l'automobile) o persone (per es. familiari o
partner). Tuttavia, pur essendo essenziale la progressività, i casi di aggressione violenta sono rari, mentre i reati cui lo stalker perviene più facilmente
sono quelli di insulti e danneggiamento della proprietà.
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